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lunedì 12 ottobre 2009

Lucera: Malato terminale abbandonato nella culla della cultura

Avevo la soluzione in tasca, ma non me ne rendevo conto, e continuavo a domandarmi: "Come può spiegarsi lo stato di immobilismo, di apatia, di atarassia che ha colpito questo nostro stupendo paese?"
Evidentemente non ero sola a considerare tanta staticità se moderni cantori riproponevano un'analisi storico - politica rievocando una composizione musicale di molti anni fa: "Paese mio che sei sulla collina, disteso come un vecchio addormentato...".
Anche loro, come me, avevano in tasca la spiegazione del fenomeno, ma forse non lo sapevano!
Eppure, il procedere nel canto appena intonato "Paese mio che sei sulla collina...", avrebbe condotto alla constatazione che "tutto passa, tutto se ne va".
Si, tutto passa, tutto se ne va: quasi dire, in stile eracliteo, "panta réi", "tutto scorre, nulla permane".

E' proprio questo defluire - questo continuo fluire di folle da e per Lucera - il male di Lucera, non l'essere "disteso come un vecchio addormentato".
Non più, perciò, Lucera Saracenorum o Lucera, città di Santa Maria, ma Lucera, città di transito o Lucera "mordi e fuggi", non turisticamente, ma sociologicamente, storicamente e politicamente parlando.

Una sconcertante verità alla quale sono giunta in una tranquilla domenica mattina d'ottobre, durante la passeggiata in P.za Duomo, nel dopo-Messa, quando un incontro casuale ed uno scambio di vedute con Gianni Pierro - Chi non conosce Gianni Pierro? - mi ha portato ad esprimere le mie titubanze sull'eventuale svolgimento a Lucera di attività formative organizzate da Associazioni Professionali che operano a livello nazionale in Partnership con l'Associazione Culturale "La Parola".
Nel corso di tale conversazione è emerso un dato che è sotto gli occhi di tutti, ma del quale nessuno ha studiato implicazioni ed effetti nel breve e nel lungo tempo: l'essere, appunto, Lucera città di passaggio.

Da dove tanta certezza?
Mi riferiva Gianni Pierro che un confronto tra gli elenchi dei caduti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale evidenziava cognomi completamente diversi.
E' questa la prova che nell'arco di venticinque anni Lucera ha subito un ricambio quasi radicale dell'intera popolazione. I ricambi, poi, sono continuati per gli effetti delle emigrazioni e delle immigrazioni dagli anni '60 ad oggi.

Ecco svelato il mistero!!!
Quale pianificazione culturale, lavorativa, politica può attecchire se il target a cui si fa riferimento è tanto mutevole nel tempo e nella caratterizzazione etnica?
Per altro verso, chi può sinceramente essere animato a profondere tutte le proprie sane energie per la crescita di un paese divenuto non proprio, perchè conquistato da altri con l'unico intento di usarlo, non di valorizzarlo, e nel quale si assiste a scorribande, ad incursioni di predatori, oltretutto privi di adeguato equipaggiamento?

Chi scrive e dice la verità corre il rischio dell' impopolarità, ma, se ama la verità, se ne infischia del mancato apprezzamento e concorre, col semplice suo dire, a risvegliare i distratti e ad incoraggiare gli sconfortati perchè sia restaurata la migliore forma di convivenza civile.

A chi è arrivato a Lucera da avventizio per le casualità della vita e, da anticonformista, si è intimamente adeguato alle regole del vivere civile è rivolto l'invito a concorrere con la parte retta della città, in qualunque ambito impegnata - non da ultima nella Sana Politica - per riportare Lucera ai suoi antichi splendori.